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UNA LETTURA DEL VOTO IN EMILIA ROMAGNA

Gli ultimi sondaggi e l’alta affluenza registrata già verso mezzogiorno mi avevano fatto presagire, come per l’Umbria, un esito favorevole per la candidata della Lega. In Emilia Romagna non è stato così. I due vincitori sono, comunque, senza dubbio Bonaccini e Salvini. Il primo poiché, favorito in partenza, evidentemente è stato giudicato un amministratore capace, tanto è vero che è stato votato pure da elettori tendenzialmente di centro destra grazie anche al meccanismo del voto disgiunto, mentre il secondo, pur con gli errori di cui dirò a breve, ha saputo dare ad una competizione regionale una valenza nazionale che ha tenuto aperta, fino all’ultimo giorno, una partita altrimenti scontata. Ovviamente, non do un giudizio negativo sulla Borgonzoni, a me sconosciuta, in quanto per poter dare un giudizio sull’operato di un amministratore mi riservo sempre di vederlo all’opera. Dicevo poc’anzi degli errori di Salvini che, a mio avviso, sono stati almeno tre e gli sono costati voti forse pure decisivi: 1) Il rosario sempre in mano e la madonna sempre in bocca (se del caso la Madonna credo abbia cose più serie di cui occuparsi in un mondo pieno di miserie e dolore); 2) l’episodio del tutto incauto e inopportuno del citofono su cui già si è espresso il Capo della Polizia e su cui mi rimetto, casomai, al giudizio più illustre e autorevole della stimata ex ministra Giulia Bongiorno; 3)  non c’è, e se c’è non  si vede, nel resto d’Italia, una classe dirigente della Lega all’altezza di quella che sapientemente amministra le tre regioni produttive del Nord. In merito a quest'ultimo punto non bisogna mai dimenticare che, al di là della propaganda, del carisma e della bravura di un leader politico, per confermare e, soprattutto, guadagnare nuovi consensi occorre dimostrare di saper guidare la macchina amministrativa. Mi sento di condividere, infine, le pacate e argute osservazioni, e forse preoccupazioni, di Capezzone (atlanticoquotidiano.it) sul “tono liberale” assente nella proposta di centrodestra a trazione Lega. A proposito va aggiunto che se Sparta piange Atene non ride: poco rilevante l'1,53% di +Europa, PSI e PRI. Un breve cenno sui 5 stelle in evidente grande difficoltà, ma non spacciati a mio avviso (dipende solo da loro). Un movimento per la maggior parte spinto da milioni di lavoratori autonomi ha sposato le solite pessime tesi di certa sinistra, poi, a Roma, con una scriteriata “caccia” al commerciante ambulante in nome di un decoro urbano su cui, peraltro, non vi è traccia né nelle strade piene di “mondezza”, né sui mezzi pubblici sudici e dall’odore nauseabondo (pessimo biglietto da visita per Roma). E’ pure vero che nessuno li ha voluti aiutare (ancora ricordo, nel gennaio 2017, il rifiuto di Guy Verhofstadt ad accoglierli nel gruppo liberale del Parlamento europeo), ma con supponenza non hanno nemmeno cercato aiuto. Sono finiti, così, dalla padella, nemmeno poi tanto rovente, della Lega alla brace del "Travaglismo" e, poi, del PD. Sulle ripercussioni nazionali del pessimo risultato dei 5 stelle in Emilia Romagna, va detto che, probabilmente, allontanerà le elezioni anticipate in quanto moltissimi dei parlamentari a 5 stelle (ma non solo loro), temono, o meglio sono certi, che non verranno rieletti e la “vil pecunia” fa comodo a tutti. Sul punto, credo che non sia granché edificante che le sorti di una legislatura e gli interessi generali di un Paese siano, di fatto, subordinati ad un mero calcolo economico degli eletti. #caffealle18

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