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Visualizzazione dei post da luglio, 2020

L'ex ministro a processo accusato di sequestro di migranti sulla nave Open Arms

Ieri al Senato c’era in ballo non solo la vicenda processuale di un "nemico" politico ex responsabile degli Interni ingombrante (che pure, ai sensi dell'art. 95 della Costituzione, avrebbe dovuto agire collegialmente all'interno dell'esecutivo di cui era ministro), ma soprattutto la sicurezza nazionale e l’autonomia dell’azione politica e di governo. Sicurezza nazionale da intendersi non solo come sicurezza dei confini e tutela delle acque territoriali, bensì anche tenuta dello stesso sistema sociale di accoglienza sia dal punto di vista organizzativo che della sua sostenibilità finanziaria per le casse di un Paese a rischio default. Il livore, la faziosità, l'odio politico (emerso, di recente, in modo raccapricciante anche dalla chat "what's app" di magistrati dimentichi della loro terzieta' e indipendenza) verso l'avversario hanno fatto dimenticare l’interesse nazionale facendo passare un messaggio di implicito avallo ad una linea "

Il Recovery Fund e l'insegnamento dei Paesi "frugali"

In queste ore, in sede di Consiglio europeo, si sta conducendo una trattativa serrata con la speranza che si approdi, in un modo o nell’altro, a qualcosa di positivo. Francamente, per mio carattere, da italiano, trovo mortificante e poco dignitoso che il mio Paese si sia ridotto a "chiedere". Il problema, ovviamente, parte da lontano, almeno dal 1992 quando la situazione del debito pubblico, seppur pesante, era ancora reversibile: sarebbe bastato un serio atto di responsabilità "bipartisan" mediante la predisposizione di un piano pluriennale vincolante di risanamento   -anticipando, a quel tempo, gli interventi correttivi e le manovre finanziarie spalmate tardivamente e, dunque, inutilmente nel corso di questi decenni-   sulla cui attuazione avrebbero dovuto concorrere a vigilare, responsabilmente, tutti nessuno escluso. Oggi discuteremmo di un debito pubblico (dato 2019: 134,8%) in linea con quello dei Paesi europei “frugali” (dati 2019: Olanda, guidata da

La crisi di ristoranti, pizzerie, bar e alberghi

L’inopportuna, dato il momento, uscita del Viceministro dell’Economia che in sostanza ha consigliato ai ristoratori italiani (il comparto turismo nel suo complesso vale il 13% del Pil nazionale) di fronte al preoccupante calo della clientela (soprattutto turisti stranieri) di prenderne atto e cimentarsi in nuovi business cosiddetti “creativi” (what’s?) non è che la riprova della distanza fra il “Palazzo”, i suoi vecchi e novelli frequentatori e la realtà vissuta. Può succedere ovunque, e non è mai una bevuta d’acqua,  di dover riconvertire, a seguito di una crisi economica, la propria attività economica, in cui magari si è spesa una intera vita lavorativa e tutti i risparmi; può capitare dovunque che un lavoratore, a seguito di una crisi aziendale, alla soglia dei 40/50/60 anni debba cercarsi una nuova occupazione, ma in Italia, soprattutto, se si è un lavoratore “over” equivale spesso ad una sorta di condanna alla “morte civile”. Infatti, ed è per questo che ho trovato “infelic

Macron e Conte prima del Consiglio europeo

La cordiale e "sbandierata" stretta di mano di un paio di giorni fa fra il Capo dello Stato francese e il Capo del Governo italiano mi ha fatto un po sorridere. Ho la sensazione che la Francia si senta legata all'Italia poiché ha scoperto di avere un debito pubblico alle stelle (dati 2019: rapporto debito/pil 98,01% contro il 134% dell'Italia e 116,5% contro 158,9% nelle previsioni per il 2020) una pressione fiscale totale (62,7% contro il 64,8% dei cugini italiani) che "ammazza" lentamente il sistema imprese e depaupera l'economia nel suo complesso, un apparato burocratico più efficiente, ma al pari elefantiaco come quello italiano, le medesime enormi ed esplosive tensioni sociali legate anche a una immigrazione fuori controllo e male integrata. Ecco, dunque, più che solidarietà mi pare una deludente intesa fra il penultimo e l'ultimo di banco contro gli scolari piu diligenti (Merkel e Rutte). Speriamo sortisca qualche risultato positivo in

Rigirare il "poliedro" fra le mani per trasformare il veleno in medicina

Arduo dispensare consigli, ma, di questi tempi grami, leggendo angoscia e preoccupazione nello sguardo di tanti conoscenti, voglio condividere questo mia percezione positiva che, forse, puo' essere di aiuto a qualcuno  o, quantomeno, di conforto e speranza . Ho imparato nel corso degli anni, con l' esperienza, la lettura, la ricerca a considerare qualsiasi evento oggettivamente nefasto (ad esempio il recente lockdown da covid-19) alla stregua di un poliedro. Con pazienza e applicazione di fronte a questa figura geometrica complessa  cerco di analizzarne le varie facce alla ricerca di quella (magari nascosta, ma quasi sempre presente) che potrebbe avere un risvolto meno negativo o, addirittura, positivo. In questo perscrutare attento e poco agevole fra le molteplici facce piane poligonali mi e' di supporto e conforto un sano sentimento di compassione verso gli altri, nonche' l'applicazione costante nella quotidiana condotta di vita del "neminem laedere&

Reti infrastrutturali strategiche

Sono sempre stato del parere che tutte le reti nazionali (autostrade, ferrovie, telecomunicazioni, idriche, elettriche, fibra ottica, internet ecc.), di interesse pubblico e strategiche per il sistema Paese nel suo complesso, debbano essere di proprieta' di un unico Ente Pubblico Statale, creato ad hoc, il quale sia deputato istituzionalmente alla loro manutenzione (una follia affidarla ai privati) e al loro costante ammodernamento, e che dia in concessione ai privati (dietro pagamento di un canone adeguato) solamente la gestione di quei servizi dove questi ultimi, in concorrenza fra di loro, sanno fare meglio dello Stato.

Politica e buone intenzioni

"Serve un piano per le nuove generazioni [...] serve investire sul lavoro e sui giovani!" E' la frase di un leader politico (non ne metto in dubbio la buona fede), ma quante volte l'ho sentito in 49 anni questo "mantra". Quanti giovani sono invecchiati senza mai conoscere un lavoro dignitoso. Ecco: una cosa delle cose piu' avvilenti che mi fa detestare il Paese in cui sono nato e'  l'incapacita' della politica di cambiare in positivo il corso degli eventi in tempi ragionevoli.