Ieri al Senato c’era in ballo non solo la vicenda processuale di un "nemico" politico ex responsabile degli Interni ingombrante (che pure, ai sensi dell'art. 95 della Costituzione, avrebbe dovuto agire collegialmente all'interno dell'esecutivo di cui era ministro), ma soprattutto la sicurezza nazionale e l’autonomia dell’azione politica e di governo. Sicurezza nazionale da intendersi non solo come sicurezza dei confini e tutela delle acque territoriali, bensì anche tenuta dello stesso sistema sociale di accoglienza sia dal punto di vista organizzativo che della sua sostenibilità finanziaria per le casse di un Paese a rischio default. Il livore, la faziosità, l'odio politico (emerso, di recente, in modo raccapricciante anche dalla chat "what's app" di magistrati dimentichi della loro terzieta' e indipendenza) verso l'avversario hanno fatto dimenticare l’interesse nazionale facendo passare un messaggio di implicito avallo ad una linea "
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