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L'ex ministro a processo accusato di sequestro di migranti sulla nave Open Arms


Ieri al Senato c’era in ballo non solo la vicenda processuale di un "nemico" politico ex responsabile degli Interni ingombrante (che pure, ai sensi dell'art. 95 della Costituzione, avrebbe dovuto agire collegialmente all'interno dell'esecutivo di cui era ministro), ma soprattutto la sicurezza nazionale e l’autonomia dell’azione politica e di governo.
Sicurezza nazionale da intendersi non solo come sicurezza dei confini e tutela delle acque territoriali, bensì anche tenuta dello stesso sistema sociale di accoglienza sia dal punto di vista organizzativo che della sua sostenibilità finanziaria per le casse di un Paese a rischio default.
Il livore, la faziosità, l'odio politico (emerso, di recente, in modo raccapricciante anche dalla chat "what's app" di magistrati dimentichi della loro terzieta' e indipendenza) verso l'avversario hanno fatto dimenticare l’interesse nazionale facendo passare un messaggio di implicito avallo ad una linea "lassista" che arriva direttamente ai trafficanti di esseri umani sulle coste libiche e che scoraggerà ulteriormente ogni improcrastinabile energica azione di governo di contrasto agli organizzati, ripetuti e incessanti arrivi di migranti irregolari che in tempi di emergenza covid-19 rappresentano anche un problema sanitario. 
Da troppi anni abbiamo superato dal punto di vista numerico la soglia di governabilità e sostenibilita' finanziaria del fenomeno migratorio incontrollato di massa.
La Costituzione italiana prevede che gli stranieri, anche irregolari, godano della protezione dei diritti fondamentali della persona umana previsti dalle norme interne e dalle convenzioni internazionali, ma non prevede l’universalizzazione dei diritti sociali e l'accoglienza indiscriminata di centinaia di migliaia di migranti dall'Africa.
Quei diritti fondamentali e inviolabili reclamati da chi vorrebbe accogliere tutti indiscriminatamente e  che tutelano allo stesso modo cittadini e non, sono storicamente nati all’interno di Stati nazionali con tanto di confini, acque territoriali e sovranità ben difesi e presidiati da eserciti e marine militari (nel gennaio 2019 per soli 240 clandestini giunti in Inghilterra attraverso il canale della Manica dal novembre 2018, il ministro della difesa britannico su sollecitazione del ministro degli interni autorizzò con decreto  l’invio dell’incrociatore corazzato “Mersey” nello stretto di Dover, passo di Calais, per monitorare e contrastare il movimento di migranti clandestini).
Fuori da questo perimetro non esistono diritti e libertà, bensì utopie, caos, innesco di bombe sociali pronte ad esplodere e, dunque, negazione di quegli stressi diritti.

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NAVE GREGORETTI - 19 dicembre 2019

Pensate (fonte BBC) che per soli 240 clandestini (una inezia rispetto ai numeri a cui siamo abituati in Italia) giunti in Inghilterra attraverso il canale della Manica dal novembre 2018, nel gennaio scorso il ministro della difesa britannico su sollecitazione del ministro degli interni autorizzò con decreto  l’invio dell’incrociatore corazzato “Mersey” nello stretto di Dover (noto anche come passo di Calais) per aiutare le guardie di frontiera britanniche e le autorità francesi nel loro compito di monitorare e contrastare il movimento di migranti clandestini. Ora, piaccia o non piaccia, i diritti inviolabili tanto reclamati e sbandierati, che tutelano noi e tutelano i migrati allo stesso modo, sono nati proprio all'interno di Stati nazionali, come appunto l’inghilterra appena citata, con tanto di confini, acque territoriali e sovranita' ben difesi e presidiati da eserciti e marina militare (la stessa Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo adottata dall'assemb

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