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Visualizzazione dei post da febbraio, 2020

LA BOSCHI E IL SINDACO D'ITALIA

Bastava, a suo tempo, scegliendo la via del dialogo e della ragionevolezza e non quella dell'autoreferenzialita' e dell’"ingordigia" di potere (tentazione, ahimè, ricorrente in ogni leader di turno col vento in poppa) che l’on. Boschi, Matteo Renzi & Adulatores (oggi col solo 4% nei sondaggi molti di meno)   -i quali viaggiavano intorno al 40% del consenso popolare-  ascoltassero i suggerimenti e le riserve di autorevoli giuristi (Cit. Zagrebelsky, Rodotà, Pace, Ferrara, Gallo, Villone, Besostri, Azzariti, Grandi, Carlassare, Ainis etc.) i quali opportunamente paventavano il rischio concreto di un “governo padrone del sistema costituzionale”, di una “dittatura della maggioranza”, di un “governo degli oligarchi”, di “strapotere del partito unico” (allora, ovviamente, PD).  Non ebbi in simpatia quella riforma gia' dal luglio 2014 intravedendo, fin dalla fase di gestazione, il rischio di una maggioranza (minoranza nel Paese) “pigliatutto”; inoltre, non apprezz

IL "GRANITICO" SISTEMA DEI PRIVILEGI

Sono giunto alla consapevolezza che il generosissimo, consolidato e granitico sistema italiano dei privilegi non è scardinabile. Esso è così ben rodato e sapientemente “luciferino” che prima ammanta e poi seduce chiunque, armato delle migliori intenzioni, vi entri in contatto per emendarlo e moralizzarlo. Nel 2002 il deputato Raffaele Costa pubblicò per mondatori, addirittura, un dizionario dei privilegi dalla a alla z. Ovviamente, la classe politica, che detiene nelle mani lo strumento legislativo, è sempre molto generosa con se stessa e con chi vi è ben integrato conferendo, proprio grazie al potere di legiferare, quel manto di legittimità ad una serie di privilegi che puntualmente generano nell'opinione pubblica un senso comune di iniquità e ingiustizia, tanto più forte quanto più si avverte, con la crisi economica, lo squilibrio, in termini di benessere, fra il ceto politico e il ceto medio fuori dal palazzo. Questo “universo” di privilegi, che credo non abbia eguali in ness

IL "VIA LIBERA" DEL SENATO AL PROCESSO GREGORETTI: considerazioni

Non voglio entrare nel merito dell’ipotesi di reato addebitata all’ex Ministro, anche se ho una mia idea ben precisa, ora che della questione è stato investito il giudice naturale (sezione ordinaria del Tribunale penale di Catania). La mia vuole essere solo una considerazione di opportunità politica. Mi domando, infatti, con che "animus", dopo la richiesta del Tribunale dei Ministri e il "via libera" di ieri al Senato, gli attuali nonché i futuri Ministri dell’Interno, della Difesa e delle Infrastrutture e Trasporti potranno affrontare possibili e probabili future emergenze legate a fenomeni migratori di massa che, indubitabilmente, ineriscono anche aspetti legati alla sicurezza nazionale? Sicurezza nazionale che va intesa in senso ampio: dunque, non solo sicurezza dei confini e tutela delle acque territoriali, bensì anche tenuta dello stesso sistema sociale di accoglienza, del welfare, del servizio sanitario nazionale, sia dal punto di vista organizzativo che, f

REGIME FORFETTARIO: IMPEDIMENTO O STIMOLO PER LA CRESCITA?

In una Paese dove il mercato dei beni e dei servizi è debole e dove il numero dei lavoratori autonomi a dicembre 2019 è diminuito di 71 mila unità rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, si può, ragionevolmente, considerare il regime forfettario vigente come un ostacolo alla crescita delle imprese? Più che nella tassazione (l’imposta del 15% sui ricavi che sostituisce Irap, Irpef e addizionali è, in realtà, mitigata dalla impossibilità di beneficiare delle detrazioni fiscali e degli oneri deducibili, ad eccezione dei contributi previdenziali obbligatori, e, pertanto, prima di optare per questo tipo di regime contabile sarebbe utile eseguire un calcolo di convenienza per verificare l’esistenza di un reale vantaggio fiscale) il vero punto di forza del regime forfettario risiede nella semplificazione degli adempimenti fiscali (essenziale per chi si avvia e per i piccoli) nonché nella esenzione dal regime IVA. Su quest’ultimissimo punto, che pure è non di rado oggetto di crit

CORONAVIRUS - Non abbassare la guardia

Trovo le precauzioni richieste dai Governatori del nord (come pure da alcune Scuole e Università) di normale buon senso. Dello stesso parere è anche l’ormai noto esperto Roberto Burioni il quale ha detto in modo chiaro e tondo che l’isolamento delle persone provenienti dalla Cina è l’unico modo per bloccare l’epidemia. I giorni scorsi lo stesso virologo, peraltro, aveva ammonito a non sottovalutare la gravità e la pericolosità dell’infezione in corso. Ho assistito esterrefatto in questi giorni al tentativo, strumentalmente polemico, di sminuire la portata dell’emergenza sanitaria globale in corso mediante comparazioni (e relativo snocciolamento di dati statistici sulla mortalità) con altre patologie e cause di decesso in genere: dalle malattie cardiovascolari alle influenze comuni fino addirittura agli incidenti stradali. Sono, invece, proprio le misure drastiche e senza precedenti adottate dal Governo cinese (che mi auguro, visti anche i precedenti della Sars e dell'influenza a

INGLESI MALGRADO LA BREXIT

Cari favorevoli o contrari alla Brexit e/o alla Italexit non mi faccio illusioni: o dentro una organizzazione sovranazionale di Stati o fuori da tale organizzazione, un Paese serio o meno serio, organizzato o disorganizzato, resta, comunque, tale. Tuttavia, il fatto che il Regno Unito sia uscito dall’UE mi rammarica non poco per una serie di ragioni: Innanzitutto la benevolenza, da parte mia, verso una grande democrazia liberale e verso un popolo libero, nata dal racconto diretto, più di 30 anni fa, di un reduce dalla guerra in Africa settentrionale che a suo dire pregava di notte, con altri commilitoni, per finire nei campi di prigionia Inglesi; benevolenza che, ai giorni d’oggi, è rafforzata dal fatto che centinaia di migliaia di italiani, giovani e meno giovani hanno trovato proprio nel Regno Unito (in contrapposizione alle promesse e alla inconcludenza della “politica politicante” casalinga) opportunità, dignità e, soprattutto, un futuro certo. Ma il rammarico è dovuto sostanzia

LA "MORIA" DEI LAVORATORI AUTONOMI; In dieci anni -600 mila

E’ notizia di un paio di giorni fa che, secondo l’Istat, il numero dei lavoratori autonomi a dicembre 2019 è sceso di 16 mila unità su base trimestrale e di 71 mila rispetto all’anno precedente toccando il livello minimo storico del lontano 1977, mentre negli ultimi 10 anni (udite udite) il calo e' stato di 600 mila unità. Siamo di fronte ad una crisi economica, occupazionale e sociale vera e propria. L’emorragia riguarda principalmente imprese di piccole dimensioni c.d. “microimprese”, piccoli artigiani e professionisti (architetti, ingegneri, avvocati, agenti, rappresentanti ecc.) senza distinzione. Dunque, ad essere penalizzato è quel tessuto connettivo sano di base su cui (la storia economica italiana recente lo insegna) si radica, piramidalmente, ogni realtà imprenditoriale media o grande con tutte le positive ricadute sui livelli occupazionali, sul gettito fiscale e sul benessere generale del Paese. Solo una politica economica “sconclusionata” può intravedere una ripresa,