Sistematicamente accade che nei periodi di crisi economica e morale
che attraversano un Paese l’opinione pubblica reclami con insistenza e
forte indignazione il ricambio radicale dell’intera classe politica e di
governo.
Questo tragico scorcio di fine 2011 non fa eccezione.
La
crisi morale, economica e finanziaria che attanaglia il Paese,
alimentata da un decadimento di costumi che oltrepassa ogni livello di
umana decenza, non ha precedenti nella storia Repubblicana: Corruttele
di ogni sorta, malaffare, malversazioni, commistione di affari privati
con affari pubblici, trasformismi, particolarismi e personalismi vari
uniti a vicende come la “mondezza” abbandonata per le strade e piazze di
Napoli hanno fatto, complice la potenza mediatica, il giro del mondo
con un danno di immagine incalcolabile.
Basta sentire quello che
raccontano, con dovizia di particolari, i nostri connazionali che
lavorano sparsi per il mondo per farsi un idea dello scherno di cui è
oggetto il nostro Paese.
Anche i marchi industriali Italiani,
famosi nel mondo, patiscono in modo deleterio questo calo impressionante
di immagine e di prestigio.
L’ imputato principale di questo disastro annunciato è la politica, o meglio, questa (mala) politica.
Infatti,
scollegata totalmente dai cittadini e dalla società civile, con
rappresentanti, ad ogni livello, spesso impresentabili e arroccati su
vergognosi privilegi, giocoforza, è poi incapace di leggere e
interpretare i reali bisogni e le aspettative sociali per tramutarli in
azione politica con il necessario pragmatismo richiesto.
Ci vorrebbe una iniezione massiccia di sobrietà per far riemergere l’aspetto nobile, direi quasi filosofico, della Politica.
Ma
una tale forte istanza può scaturire solo dalla parte migliore e
responsabile della società civile con il fondamentale apporto del mondo
della cultura, del lavoro e dell’impresa: Ogni cittadino dovrebbe
prender coscienza e iniziativa autonoma rispedendo al mittente la
maglietta di tifoso che il politico di turno navigato e scaltro, per
carrierismo, furbescamente gli cuce addosso in vista della contesa
elettorale.
Sobrietà che, in soldoni, vorrebbe dire: Indennità
(dignitose e non di più) proporzionate all’apporto effettivamente dato e
ancorate a criteri meritocratici; rigidi limiti temporali ai mandati
parlamentari per evitare egoismi, accaparramenti di cariche, cartelli,
familismi amorali e ogni sorta di settarismo; introduzione nei partiti
di reali e sostanziali criteri di democrazia e partecipazione interna a
cui subordinare ogni riconoscimento e finanziamento pubblico;
permeabilità effettiva dei medesimi alla società civile che deve
necessariamente trovare sbocco e rappresentanza diretta nelle
Istituzioni.
Senza tale cambio di presupposti chi ricambia chi?
I finti moralizzatori di turno con il loro entourage che criticano il Governo al solo al fine di prenderne il posto e accaparrarsene i privilegi?
Francamente,
non se ne può più di cricche e consorterie politiche di vario colore
che si alternano periodicamente fra di loro senza beneficio alcuno per
la collettività.
Questo sistema politico losco, putrido e
nauseabondo, corrotto dai privilegi e dal fiume di denaro pubblico che
maneggia, se resta così come è travia nel giro di poco tempo anche il
“San Francesco d’Assisi” di turno animato delle migliori intenzioni.
Mi domando se c’è ancora qualcuno in Italia che in cuor suo crede che gli attuali partiti possano auto emendarsi.
Allora
… senza retorica … se davvero si vuol bene all’Italia … la società
civile, gli intellettuali, i lavoratori, gli studenti, gli imprenditori,
tutti insieme, si sveglino di sussulto e reclamino a gran voce
sobrietà, sobrietà, sobrietà!
http://italiavivibile.ilcannocchiale.it/2011/11/05/cambiare_i_presupposti_della_m.html
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