Ai tempi dell'Università, ero un un fedele lettore degli articoli di fondo di Montanelli nonché dei suoi coinvolgenti ritratti di personaggi storici dell’antica Roma (allora, avevo inserito nel mio piano di studi di diritto, un pò per passione un pò per vezzo, l'esame di storia romana alla facoltà di lettere de La Sapienza)
Una sera a Roma ero in compagnia di un mio caro e vecchio amico (che poi si è fatto strada nel partito), avevo una copia de “Il Giornale” di Montanelli piegata sotto il braccio, e lui, quasi sorpreso della mia non celata ammirazione per il grande giornalista scomparso nel 2001, con un intercalare romanesco, mi fece “ma certo sei strano, dici che sei di sinistra e poi leggi Montanelli che è fascista”.
Indro Montanelli, oltre ad essere (a mio parere) il più grande giornalista italiano di tutti i tempi è stato un uomo irripetibile dalla cultura storica monumentale, straordinariamente intelligente, razionale, raffinato, dignitoso, mai sul carro del vincitore, un Italiano con le vertebre.
“Tu sei il proprietario, io sono il padrone almeno fino a che rimango direttore [...] Io veramente la vocazione del servitore non ce l'ho” disse Silvio Berlusconi che alla fine degli anni 70 aveva rilevato le quote azionarie assumendo il controllo de "Il Giornale" e ripianandone i debiti.
“Non è stato un gesto di esibizionismo, ma un modo per dire quello che penso: il giornalista deve tenere il potere a una certa distanza” scrisse, successivamente, in merito al suo garbato rifiuto nel 1991 all’allora Presidente della Repubblica Cossiga che lo voleva nominare senatore a vita (in precedenza, per inciso, solo il musicista Arturo Toscanini aveva rifiutato, più o meno per le stesse ragioni, la nomina a Senatore a vita offertagli nel 1949 dal compianto Presidente Einaudi).
Basta questo brevissimo ricordo per dire ai “taliban of politically correct”, giu' le mani da Montanelli.
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