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#LOCKDOWN: DOMANI LA FASE 2 - Considerazioni sulle misure anti-crisi

Domani è attesa la c.d. fase 2 in cui la maggior parte delle attività commerciali potrà finalmente riaprire.
Con l’allentamento del lockdown, ovviamente, non cesseranno né la crisi economica, né le tensioni a livello sociale che, anzi, alla luce di quanto dirò appresso, rischiano una acutizzazione.
Le attività economiche, già pesantemente provate, dovranno riaprire convivendo con paure e distanziamento sociale e temo, lo dico a “naso empirico”, augurandomi di sbagliare, che la sera dovranno fare i conti con dei corrispettivi decurtati, rispetto al 2019, di una percentuale dal 40% all’80% a meno che, a breve, la scoperta di un risolutore farmaco antivirale liberi definitivamente dall’angoscia il mondo provocando, a livello psicologico, un effetto “boom” sulla ripresa generale dei consumi e sulla domanda di turismo, viaggi e divertimento.
A parte questa bella speranza, vari esperti hanno ipotizzato un calo del PIL tra l’8% (DEF) e il 14% (vari Istituti di ricerca), ma a chi scrive pare una rappresentazione alquanto ottimistica, che non tiene in debito conto le nostre sofferenze sistemiche pregresse che, da decenni, sono tutte lì irrisolte.
Dico questo anche sulla scorta della previsione operata nel Regno Unito che stima la riduzione del proprio PIL intorno al 25%.
Si tratta, comunque, di dati previsionali, di concreto, al momento in Italia, si registra un preoccupante calo della produzione industriale pari al 29% rispetto a marzo 2019.
La scorsa settimana ho assistito ad una enormità di scontri e polemiche molto accese fra esponenti di Governo e categorie circa la portata delle misure sanitarie che dovranno accompagnare le riaperture.
Ovviamente, contemperare e trovare una sintesi fra esigenze di sicurezza sanitaria ed esigenze produttive, mettere d’accordo epidemiologi e operatori economici, non è agevole per nessun Governo.
Ora, se e' giusto e meritorio tenere nella dovuta considerazione le esigenze sanitarie e le preoccupazioni per la salute dei cittadini (personalmente, ritengo pericolosa la nuova ondata di sottovalutazione), bisogna, tuttavia, onestamente, prendere atto che le categorie più penalizzate dal distanziamento (baristi, ristoratori, negozianti, parrucchieri, gestori di stabilimenti balneari, ecc.) hanno ragione da vendere.
Dico subito, in loro aiuto, che a me pare un “assurdo giuridico” -dato il contesto pandemico globale imprevisto, imprevedibile ed eccezionale al punto da evocare una causa di giustificazione- la pretesa di addossare sui datori di lavoro (il solito anello debole della catena) la responsabilità civile e penale da contagio sul luogo di lavoro, a maggior ragione, se si pensa che fin dagli albori di questa pandemia si e' assistito a negligenze e responsabilità ben piu' gravi, ad ogni livello, nazionale e internazionale, che rimarranno, di fatto, impunite e prive di sanzione.
In un cul-de-sac del genere che fare?
Sono del parere che più che dei finanziamenti bancari garantiti dalla Stato di cui al precedente Decreto "Cura Italia" (che, peraltro, mi risulta siano stati usati dalle banche per consolidare precedenti affidamenti, trasformando i vecchi crediti chirografari in crediti garantiti), più che dei finanziamenti a pioggia dell’ultimo Decreto "Rilancio" (vi sono settori economici che col lockdown e la crisi hanno registrato, in controtendenza, considerevoli incrementi del loro giro di affari), sarebbero opportuni dei finanziamenti mirati a fondo perduto, esclusivamente, diretti verso quei settori effettivamente colpiti da cali di fatturato. 
In sostanza, integrare il piu' celermente possibile (con massimo rigore e precisione) le perdite effettive subite dalle aziende rispetto al 2019 mediante consistenti finanziamenti a fondo perduto accompagnando, in tal modo, le imprese e i loro addetti fino all’uscita del tunnel per far in modo che il livello dei consumi e delle transazioni rimanga pressoché inalterato, evitando un disastroso collasso del PIL le cui conseguenze nefaste subiremmo per svariati anni.
E’ quello che, in poche parole, stanno facendo, chi più chi meno, tutti i Paesi: la Germania ad esempio ha immesso massicce dosi di liquidità a fondo perduto e in aiuto ad uno dei settori piu' penalizzati, la ristorazione, ha pure tagliato l’Iva sul cibo dal 19% al 7%.
Ovviamente la potenza di fuoco della Germania (stimata intorno ai 1000 miliardi)  -stesso discorso vale per il Regno Unito, l’Olanda e in parte anche per la Francia- è almeno superiore al triplo rispetto alla nostra, e ciò dipende (meglio dirlo chiaramente) dal differente livello di indebitamento ovvero dal netto scostamento che abbiamo accumulato nei decenni rispetto al rapporto del 60% debito/Pil, parametro di Maastricht da molti criticato per non avere basi scientifiche, ma che, come dimostra proprio questa vicenda, poggia su solide basi empiriche ed utilitaristiche.
Mi auguro, su quest'ultimo punto, che gli Italiani, confusi da sovranisti ed eurolirici, possano cogliere l'importanza per un sistema economico nazionale di avere, a prescindere dall'appartenenza o meno ad organizzazioni sovranazionali, dei fondamentali finanziari solidi che costituiscono un valor sempre e comunque ed una preziosa risorsa da spendere proprio in situazioni emergenziali. 
Ovviamente, parallelamente alla possibilità concreta di iniettare liquidità consistente (la Ragioneria Generale dello Stato conosce meglio di tutti le reali possibilità al di la' delle cifre che si sentono in giro) a fondo perduto nel tessuto economico penalizzato dal lockdown e dal distanziamento sociale, occorre, contemporaneamente, modulare sospensioni temporali ragionevoli delle scadenze fiscali, impegni, affitti, mutui, esecuzioni e procedure concorsuali.
Last but not least, in vista di una graduale ripartenza a pieno regime sarebbe opportuno per il Paese liberarsi, finalmente, dei tanti cappi che lo strangolano rileggendo e reinterpretando in chiave autenticamente liberale l’art. 41 della Costituzione.
Ridurre burocrazia e tasse, rimuovere l’eccesso di regolamentazione (lo stesso "Decretone Rilancio", come qualcuno ha fatto osservare, contiene circa 110 mila parole e 600 misure, mentre il Cares Act del Congresso USA, rispettivamente, un terzo e un sesto), azzerare ogni sorta di "vessazione" fiscale ed "ideologica" contro il lavoro autonomo, al contrario, promuovendolo e incentivandolo fra i giovani, riconoscendone e valorizzandone la funzione sociale, cosi' da restituire a chiunque vi si cimenti la voglia e l’entusiasmo di lavorare, creare e migliorare.
Sarebbe un segnale positivo anche innalzare nuovamente il tetto del contante, misura consigliata anche dalla BCE, a livelli decenti.
Il non volere prendere coscienza di ciò, molto alla svelta, vuoi per scollamento della classe politica dal Paese reale, vuoi per un deleterio pregiudizio ideologico o, addirittura, per manifesta incapacità, trasformerà inesorabilmente la nostra società, come ha argutamente argomentato il prof. Luca Ricolfi, in una “società parassita di massa”, aggiungo, col rischio di una sorta di “madurizzazione” del sistema socio-economico con un progressivo allontanamento non solo dalla modernità e dal progresso, bensi' dalla stessa giustizia sociale.

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