Una congerie di problemi, inefficienze, diseconomie, interessi corporativi e sindacali, non sempre limpidi, stratificati da decenni, paralizzano di fatto la città causando un lento e inarrestabile declino che si ripercuote su ogni aspetto socio-economico comportando un costante peggioramento della qualità della vita.
La Capitale d’Italia, sembrerà paradossale, è vittima di una burocrazia asfissiante e, in genere, di una politica che con dinamiche e pratiche “malsane", ben note, inconciliabili con le moderne esigenze della produzione, giocoforza, spaventa, allontana, menoma o, ben che vada, condiziona il ceto produttivo sano capitolino (e non solo quello capitolino) a scapito di organizzazione, progresso, legalità, ricchezza e innovazione.
Da tempo immemore nella città manca un grande piano di decoro e controllo urbano: Roma pur nella sua meraviglia secolare si presenta sporca e disordinata con cassonetti traboccanti di immondizia, autobus e metropolitane poco frequenti e puntuali, non di rado, sudici e dall’odore nauseabondo (in tanti anni non si è riusciti nemmeno ad affiancare al conducente un bigliettaio e controllore su ogni vettura), pessimo biglietto da visita per i visitatori di ogni parte del mondo.
Ma è tutto un sistema di trasporti e collegamenti urbano e regionale obsoleto che andrebbe riammodernato: solo per fare qualche esempio, per andare da Roma a Viterbo in treno, salvo imprevisti, occorrono 2 ore e 4 minuti; per arrivare a Frosinone 1 ora e 13 minuti; a Latina (parliamo di Latina scalo) 35 minuti di treno, mentre per Rieti non vi è nemmeno un collegamento ferroviario diretto, ma occorre passare per Terni.
E come se lo stretto connubio che ovunque, nel mondo avanzato, esiste fra sviluppo economico e un sistema di trasporti pubblici moderno e capillare fosse del tutto sconosciuto alla classe politica laziale.
Invece, un sistema di trasporti regionale efficiente, per quel che allo stato è possibile, frequente e rapido (24 ore su 24 e 7 giorni su 7, possibilmente su rotaia o su gomma a corsie protette) costituirebbe un volano per l’economia dell’intera Regione contribuendo a decongestionare le sterminate e invivibili periferie romane e a ripopolare i piccoli centri laziali.
Capitolo a parte, poi, le strade della capitale che si presentano, anche quelle più centrali, per la maggior parte dissestate, sporche e piene di buche, abbandonate all’incuria e al degrado poiché, ovviamente, anche per ragioni di bilancio, il sistema di manutenzione stradale capitolino non riesce a far fronte a circa 8 mila km di strade.
A questo punto, andrebbero necessariamente coinvolte attivamente nella manutenzione, pulizia, decoro e sorveglianza delle strade le associazioni di residenti e , soprattutto, gli esercizi pubblici in cambio di agevolazioni e ampliamenti in materia di OSP in una sorta di do ut des utile all’amministrazione, al turismo, al commercio, ma soprattutto utile all’immagine della capitale d'Italia nel mondo.
A completamento, per il rilancio del turismo, dei commerci e dell’occupazione non si può prescindere dalla riqualificazione e dalla navigabilità del fiume Tevere nonché promuovendo il porto turistico di Ostia e un litorale romano che dal punto di vista naturistico, in quel di Castelporziano, con una vista sull’orizzonte mozzafiato, costituisce qualcosa di unico e spettacolare.
Ma Roma, ovviamente, non può essere solo uffici pubblici e turismo con un mercato del lavoro pressoché ridicolo alla mercé di un deprimente capitalismo di relazione: servirebbe, necessariamente, rilanciare quel polo industriale e tecnologico (strettamente collegato alle facoltà universitarie) che un tempo vide prosperare e svilupparsi la Tiburtina valley e vide nascere aziende innovative, per quei tempi come, tanto per citarne una, Autovox.
Infine, manca una città dello svago e dei "vizi": mancano "red zone" diffuse, per tutti i gusti, regolamentate e presidiate da personale sanitario e forze dell'ordine, coffee shops, nell'ottica di una prossima auspicata legalizzazione della canapa indiana, e manca un grande Casinò sul modello Las Vegas.
Roma ha un futuro sostenibile se recupera la capacità di attrarre grandi investitori nazionali e internazionali seri e non di malaffare, di attirare più "innovatori" e meno "improbabili" politicanti da ogni parte d'Italia.
Non sono granché ottimista per i prossimi 4 anni, ma mi auguro qualche segnale in controtendenza rispetto agli ultimi decenni.
Una città così unica e magnificente, meravigliosamente ricca di storia e arte, lo merita.
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