L’ultima legge elettorale c.d. “Rosatellum”, che ha generato questo prevedibile
“impasse”, non è altro che il frutto della reciproca diffidenza fra partiti nonché
del timore di consegnare -attraverso
leggi elettorali con premi di maggioranza-
al partito (o alla coalizione) uscito vincente dalle urne il controllo
dei due rami del Parlamento e, conseguentemente, il Governo indisturbato del
Paese in assenza di un rassicurante sistema di contrappesi e garanzie.
Si preferisce, dunque,
l’ingovernabilità o al massimo “governi ammucchiata” fra forze politiche disomogenee e agli antipodi che poi finiscono,
irrimediabilmente, per non governare e non decidere.
Proprio le vicende di questi ultimissimi
giorni rafforzano la mia convinzione circa la necessità di dotare l’Italia di
un sistema costituzionale moderno ed efficace cui -a fronte di un Governo forte, stabile e in
grado di governare per tutto il corso del mandato ricevuto- corrisponda un sistema di Contrappesi
altrettanto autorevole.
Ma come?
Sono dell’idea (ovviamente
perfettibile) che per assicurare la governabilità e stabilità durante tutto
l’arco temporale dei cinque anni nonché una maggiore speditezza dell’iter legislativo e decisionale e, al
tempo stesso, garantire il principio di rappresentatività del Parlamento si
potrebbe operare una differenziazione fra le due Camere superando, in tal modo,
il bicameralismo paritario.
Da una parte, una Camera (400
deputati) eletta mediante una legge elettorale con robusto premio di
maggioranza (costituzionalizzato) a cui attribuire la potestà esclusiva sulle
leggi ordinarie e, in via esclusiva, il voto di fiducia al Governo.
Dall’altra, un Senato (200
senatori) autorevole e forte -eletto,
preferibilmente, in tempi diversi
rispetto alla Camera dei deputati e mediante un sistema elettorale
proporzionale puro (anche questo sancito in Costituzione) senza alcun sbarramento
e/o premio di maggioranza- cui lasciare
la potestà esclusiva, con i quorum
qualificati previsti in costituzione, sulle leggi di rango costituzionale
nonché il parere, obbligatorio ma non vincolante, su tutte le leggi ordinarie
votate dall’altro ramo del Parlamento.
Ciò assicurerebbe la stabilità dei
Governi (al riparo da crisi e scioglimenti anticipati), ma, al tempo
stesso, garantirebbe l’opposizione (grazie
alla funzione di controllo di un Senato autorevole) senza alcuna confusione fra
controllati e controllori e commistione fra i rispettivi ruoli.
Proprio un Senato eletto col
proporzionale puro e, dunque, pienamente rappresentativo di tutto il corpo
elettorale italiano potrebbe eleggere, con gli attuali quorum previsti, il Presidente della Repubblica, nominare i Giudici
della Corte Costituzionali di spettanza parlamentare nonché eleggere i membri
delle Authority e i membri del consiglio di amministrazione della RAI.
Così facendo, tutti gli organi di
garanzia e di controllo democratico verrebbero ad essere espressione di tutto
il Parlamento e ciò rappresenterebbe, credo, una solida garanzia per tutti i
cittadini italiani di qualsiasi orientamento politico al riparo, in tal modo,
da ogni pericolo di “dittatura” della maggioranza.
In definitiva, se, per
assicurare stabilità e governabilità, è auspicabile una riforma della Costituzione,
altrettanto auspicabile, alla luce dello spirito della Costituzione del 48, è che
almeno una delle due Camere -e a
maggior ragione quella deputata ad eleggere e nominare gli organi di garanzia- sia lo specchio fedele di tutto il popolo italiano.
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